giovedì 5 marzo 2015

...parliamo di classici...Il Gattopardo

"Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; 
quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; 
e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore, 
continueremo a crederci il sale della terra."

Siamo in Sicilia alla fine del regno borbonico. Dopo lo sbarco dei garibaldini la Sicilia è in confusione. Il principe Don Fabrizio attende la rovina della propria classe e della sua famiglia senza reagire: in fondo, è convinto che il cambio di re significhi soltanto “dialetto torinese anziché napoletano”. Pur non amando il nuovo, sa che il vecchio non può sopravvivere e, in cuor suo approva l’atteggiamento del nipote Tancredi, convinto che per far rimanere tutto com’è bisogna che tutto cambi. Infatti lascia che sposi Angelica, la figlia del parvenù Calogero Sedara, perchè Tancredi, discendente di un casato in rovina, ha bisogno della sua ricca dote. Intanto il Principe riceve la visita di un inviato di Torino che gli offre un seggio al Senato, perchè il suo nome illustre “per antichità, per il prestigio personale di chi lo porta, per i meriti scientifici (il principe era un grande appassionato di stelle ed astri), per l’attitudine dignitosa e liberale, anche, assunta durante i recenti avvenimenti” sarebbe potuto essere fondamentale per la riuscita della completa annessione della Sicilia. Don Fabrizio risponde proponendo in sua vece il Sedara. Oramai disincantato di tutto, il Principe attende solo la morte.

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