"I
fiori del male" raccoglie più di cento liriche scritte sin dal 1840 e
pubblicate su varie riviste. Nella seconda edizione (1861) Baudelaire
aggiunse nuovi testi e divise l’opera in sei sezioni. Le
liriche, nella pubblicazione, non sono però inserite secondo un ordine cronologico ma rappresentano più che altro un percorso
esistenziale che passa dalla consapevolezza dell'autore della sua diversità rispetto al
mondo esterno, al suo desiderio di fuga nel paradiso dell' alcool e delle droghe e nei suoi amori distruttivi. Il poeta inoltre si ribella a
Dio e rifiuta la morte.
Il titolo ha due
significati: il primo legato alla parola “fiori” e si riferisce alla bellezza che solo l’arte sa
realizzare; l’altro si riferisce a “male” cioè al degrado della
società. Nel mondo dell'autore solo l’arte è in grado
di produrre bellezza in cui l'uomo si può rifugiare. Il poeta intuisce che c’è una realtà profonda
alla quale si può arrivare con la poesia. Per arrivare in questa realtà
sconosciuta dell’essere il poeta utilizza un
linguaggio nuovo, in cui le parole perdono il valore abituale che gli viene attribuito, diventando simboli che trasportano ad
un’altra realtà.
L'albatro
Sovente, per divertirsi, i marinai
catturano degli albatri, grandi uccelli marini
che seguono, indolenti compagni di viaggio,
la nave scivolante sugli amari abissi .
Appena li depongono sulla tolda,
questi re dell'azzurro, goffi e vergognosi,
lasciano cadere miseramente ai loro fianchi,
le grandi, candide ali, come ritirati remi.
Com'è molle e goffo questo viaggiatore alato!
Lui, poco fa così bello, com'è brutto e ridicolo.
Qualcuno gli stuzzica il becco con una pipa
un altro, zoppicando, mima l'infermo che prima volava.
Assomiglia al principe delle nuvole il Poeta,
che rotto alle tempeste irride all'arciere,
ma esiliato in terra, fra gli scherni,
le sue ali di gigante gli impediscono di camminare.
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